Il riso: quale scegliere e perchè per il sushi perfetto
Il riso si sa è un cereale praticamente amato in tutto il mondo: leggero, gustoso, si presta per qualsiasi preparazione, tra cui il tanto amato sushi.
Ed è proprio nella cultura giapponese, che il riso fa parte della vita quotidiana del popolo nipponico e ne costituisce la sua identità. Il riso è l’ingrediente fondamentale della cucina giapponese e per questo motivo è indispensabile scegliere la giusta varietà per preparare piatti buonissimi come ad esempio il riso per sushi.
Riso giapponese: qualità
Solitamente le varietà di riso possono essere classificate in tre gruppi: quelli a grana lunga, a grana media e a grana corta sulla base del loro rapporto lunghezza e larghezza, dopo la cottura. La maggior parte del riso giapponese appartiene alla varietà a grana corta, che si caratterizza per i suoi chicchi piccoli, paffuti, rotondi e cristallini. I chicchi a grana corta hanno un contenuto di amido più elevato rispetto alle altre varietà, per questo, dopo la cottura, si uniscono tra loro, ma senza diventare molli: se il riso si ammorbidisce, significa che non è stato cotto correttamente. La caratteristica “appiccicosità” del riso giapponese è ciò che lo rende semplice da raccogliere e consumare con le bacchette.
Riso per sushi: come si chiama
Il riso utilizzato nella cucina giapponese per preparare il sushi e le pietanze che le persone mangiano ogni giorno, è chiamato uruchimai ovvero un riso con chicchi a grana corta. Quest’ultimo è usato anche per fare il saké e l’aceto di riso. Un’altra tipologia di riso, invece, si chiama mochigome ed è nota anche come riso dolce giapponese o riso glutinoso. Questa varietà si usa per preparare i dolci di riso, mochi, o i dolci tradizionali, wagashi. Dopo la cottura, il riso mochigome è molto più appiccicoso e morbido del riso uruchimai. Il riso per sushi non si coltiva solo in Giappone, ma anche in altre parti del mondo, come in Italia o in California, dove si producono qualità di riso, con peculiarità molto simile all’originario coltivato in Giappone. Molto più economico del riso importato, il riso coltivato localmente viene utilizzato maggiormente nei ristoranti giapponesi fuori dal Giappone.
Riso per il sushi: le tipologie
Prima di addentrarci nel cuore del nostro argomento, è bene fare una premessa: in commercio esistono quattro tipologie di riso:
- Il riso comune;
- Il semifino;
- Il fino;
- Il superfino.
Fatta questa suddivisione, possiamo affermare con certezza che il miglior riso per il sushi o sashimi è quello di uso comune in quanto composto da chicchi piccoli, tondeggianti e poco fini, senza dire che la sua cottura, poi, richiede 12 minuti.
Quale riso usare per il sushi: la differenza la fa l’amido
Sebbene per i poco esperti il riso appaia uno uguale all’altro, tra le varie tipologie è l’amido che ne fa la concreta differenza. Alcune, infatti, ne rilasciano molto durante la cottura mentre altre decisamente meno. Per il sushi è importante usare riso che elimina molto amido, poiché diventa, così, perfetto da maneggiare per creare polpette o per avvolgerlo nella stuoia di bambù. Ovviamente, recandovi al supermercato, non troverete mai una confezione con su scritto “Riso Comune”. Ecco che, per riconoscerlo, è importante sapere quali sono le varietà principali di questa tipologia:
- Ticinese;
- Selenio;
- Rubino,
- Originario;
- Balilla
Quale riso non si adatta al sushi
Per quanto concerne, invece, il riso non propriamente adatto al sushi ecco le tipologie da non usare:
- Il Carnaroli;
- Ariete;
- L’Alborio;
- Il Riva.
Ovviamente non si tratta di varietà di riso inutilizzabili per questa preparazione. Molto probabilmente, infatti, il sushi verrebbe ugualmente gustoso. Però non si tratterebbe di vero sushi, o comunque di una preparazione tipicamente giapponese.